Testimonianza di maria sara

mani

L’ultima volta che ho donato il  sangue è stato lo scorso 7 dicembre, rispondendo all’appello della sezione beneventana dell’Ail, la prima volta è successo trent’anni fa o giù di lì, ma il momento in cui ho deciso che sarei diventata una donatrice risale a molto prima. A nonno Luigi, ricoverato a Napoli, era stata diagnosticata la leucemia, e di quel periodo, malgrado i grandi cercassero di tenere nascosta a noi bambini la gravità della situazione, ricordo soprattutto l’agitazione di mia mamma e delle mie zie perché era difficile trovare donatori del suo gruppo sanguigno, lo 0 negativo. Ricordo le telefonate, il passaparola frenetico, le staffette per portare a Napoli quelli che potevano, e volevano, fare la donazione.  E ricordo chiaramente di aver pensato: quando potrò farlo, darò il mio sangue a chiunque ne avrà bisogno, senza farmelo chiedere e senza farmi ringraziare.

É andata esattamente così, e probabilmente sarebbe successo ugualmente, ma di certo quanto è accaduto in famiglia mi ha aperto gli occhi molto presto sulla straordinaria importanza di un gesto d’amore e di civiltà così facile. Dai 18 anni in poi l’ho fatto tante e tante volte – a Benevento e fuori, con l’Avis, presso il “Rummo”, durante le campagne “itineranti” come quella del 7 dicembre –  certo anche con lunghe pause dovute al lavoro all’estero e alle terapie per liberarmi dall’allergia. E l’ho fatto sempre con gioia, con la bella sensazione di fare la cosa giusta. Dopo, certo, per qualche minuto ci si sente la testa un po’ leggera ma il cuore straordinariamente in pace. Donare il sangue è il mio modo laico di pregare, di dire grazie alla vita, a prescindere. Se siete di quelli che “non faccio niente per niente” non potete capire, ma fidatevi, vi perdete qualcosa. 

Se siete solo un po’  timorosi, se vi trattiene la paura dell’ago, osate perché ne vale davvero la pena. E il personale del Centro Trasfusionale è gentilissimo, farà di tutto per farvi stare bene. In più vi spedirà a casa i risultati delle vostre analisi, e in tempo di ticket maggiorati questo aspetto non è certo da sottovalutare.

Anche il 7 dicembre a piazza IV Novembre c’erano diversi debuttanti della donazione un po’ intimoriti, e di certo le condizioni climatiche estreme – un sole bellissimo ma un gelo che ti entrava nelle ossa – hanno contribuito ad aumentare la loro tremarella. La cosa più toccante della giornata è stata sicuramente vederli stringere i denti per andare fino in fondo, e buttare il cuore oltre l’ostacolo per non deludere chi ha lanciato l’appello, e di certo anche per Stefania.

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