Testimonianza di Elvira Argenio

Infermieri continuità assistenziale primo piano

Il mio calvario contro lo Sconosciuto.

Testimonianza di Elvira Argenio paziente del servizio di continuità assistenziale

Mi chiamo Elvira,sono una donna come tante altre, riservata, semplice, non amante della confusione e dei pettegolezzi. Ho lavorato per tanti anni nella segreteria della scuola pubblica, sempre ben voluta e rispettata da tutti. Ancora oggi ricordo e mi ricordano tutti con gran piacere. Ho dedicato la mia vita alla famiglia, facendo grandi sacrifici e ricevendo tante soddisfazioni. Ho un marito e tre figli meravigliosi, Tommassina, Flaminio e Ferdinando, felicemente sposati, e due nipotine Giorgia ed Asia.

Giorgia, otto anni, che vive vicino casa mia, ed è da sempre la mia assistente ed infermiera preferita. La piccola Asia, di soli 3 anni,che per distinguermi dall’altra nonna, mi chiama “nonna bua”. Entrambe mi hanno dato tanta felicità e la forza per poter andare avanti.

A 63 anni,dopo semplici analisi di routine, ho scoperto di essere affetta da Gammopatia Monoclonale IGCK. Per questo mi sottopongo a visita specialistica presso l’ospedale “G. Rummo” di Benevento,    reparto di ematologia, dove, per la prima volta, conosco i dottori Roberto Vallone e Costanzo Feo. Per tenere sotto controllo la malattia ogni sei mesi faccio dei controlli e nell’estate del 2008, estate molto calda, inizio a mangiar meno e a perdere peso. Si rende necessario il ricovero presso il reparto di Ematologia dell’ospedale Rummo di Benevento, dove mi viene diagnosticato un Mieloma Multiplo. Da quel giorno inizia il mio calvario e la lotta contro lo “Sconosciuto”, il mostro. Sono costretta tutte le settimane a recarmi presso l’ospedale per essere trasfusa, per i controlli diagnostici e per la chemioterapia.

Dopo tre anni ricevo la notizia che la malattia è in remissione e che, quindi, posso prendermi un po’

Infermieri del servizio di continuità assistenziale.

Carmine Romano Barbato, Giusy Cassetta e Simona Esposito. Infermieri del servizio di continuità assistenziale

di vacanza dall’ospedale. Ma dopo quasi un anno comincio a non sentirmi bene, a mangiare meno e ad avere una forte febbre. La situazione peggiora:sono sottoposta a più ricoveri tra Benevento e Avellino, le mie condizioni fisiche sempre più gravi, blocco renale, coma e infarto. Ormai sono in fin di vita ma i dottori Feo e Vallone, non si arrendono e decidono di sottopormi a nuova terapia. Sono sopravvissuta e sono ritornata a casa. Avevo comunque bisogno di assidue cure, esami continui e trasfusioni così mi sono affidata al servizio di cure domiciliari dell’AIL Benevento Onlus sez. “Stefania Mottola”.

Mai avrei pensato che esistesse un servizio domiciliare gratuito ed funzionante in questo modo. Medici ed infermieri professionali, umani, attenti e riservati. Ogni settimana faccio prelievi a casa. Giusy, la “mia infermiera”, è una persona dolcissima, educata, sorridente, rassicurante, premurosa, instancabile e molto professionale. Faccio continue trasfusioni in casa, sempre in compagnia del dottore Vallone e, a volte, del dottore Feo o del dottore Micco, del reparto di immunoematologia. Anche loro sempre accompagnati da Giusy e da Carmine, il nuovo infermiere, anche lui molto bravo e professionale. Ho conosciuto anche Anna, impeccabile segretaria che coordina l’intera attività del servizio di cure domiciliari,dal rapporto tra il paziente e l’ospedale, alla comunicazione dei risultati degli esami di laboratorio.

Il servizio di continuità assistenziale AIL, oltre ad essere di fondamentale aiuto per i pazienti,è anche un forte sostegno per i loro familiari. Nel mio caso l’AIL è stata di grande aiuto per mio marito, anche lui affetto da più patologie, e per mia figlia, presa dal lavoro e dalla famiglia, come avrebbe fatto ad assistermi! È veramente difficile e faticoso stare vicino a un malato grave e con pochissima autonomia nei movimenti. Considerate le mie difficoltà, l’AIL mi ha dato la possibilità di curarmi a casa, permettendomi di migliorare notevolmente la qualità di vita, facendomi lottare al e l’aiuto dei mie familiari. Questa forma di assistenza miracolosa è arrivata anche al mio domicilio.

Oggi, sicuramente, senza questo aiuto, per me sarebbe tutto più difficile e faticoso. Proprio per questo ho voluto scrivere questa lettera, per far conoscere l’utilità di questo progetto. Mi affido al Signore e spero con tutta me stessa che questa valida assistenza possa aiutare tanti ammalati ed accompagnarmi per tutta la mia vita. Grazie AIL, meglio con il conforto.

Elvira Argenio (Apice)

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